domenica 23 marzo 2008

Precari, di professione

Siamo giovani e vogliamo difendere la nostra categoria. Siamo caparbi e creativi, eppure non veniamo capiti e nemmeno assunti perché visti come “troppo sognatori”. Inseguiamo i nostri desideri di sempre, è vero, ma perché dobbiamo essere bollati dalla società come meri illusi, che meritano solo dei miseri contratti a termine?Pochi puntano davvero sul futuro dei giovani. Giusto qualche amministrazione locale o politico, che vede proprio nei giovani il futuro del mondo. Il fatto è che ancora oggi noi siamo considerati alla stregua di un numero qualunque in una società che si ciba prevalentemente di cifre.

Incassi, vendite, consumi, compra, scambia...Gran parte della società odierna ruota intorno a questi termini, tralasciando volutamente ciò che è sogno, illusione, creatività, speranza. Non si vive di speranze, ci dicono, ma la realtà è che queste persone hanno difficoltà ad ammettere che loro - i loro sogni - li hanno abbandonati da tempo perché incapaci di realizzarli. Per questo vogliono farci credere che occorre abbandonare l’idea di poter vivere di ciò che si ama. È vero, il carovita e gli elevati costi delle prime necessità spaventano. Ma perché non lasciarci sognare in pace, magari ancora per qualche attimo prima di disilluderci, e farci realizzare i nostri sogni di sempre?!

Musicista, pittore, giornalista, scrittore, cantante, ballerino, attore... Sono tutti mestieri che vengono mal visti - a meno che tu non sia già un professionista del settore - perché ritenuti troppo astratti, traguardi troppo irraggiungibili. Ma la questione è ben diversa. Noi vogliamo convincere gli adulti-disillusi di oggi che la concretezza non è tutto nella vita. Si può fare ciò che si ama, a patto che non si perda il senso della ragione. Gli estremismi sono sempre nocivi, sia chiaro, ma non è neanche giusto tarpare le ali ai giovani Icari di oggi, che credono ancora di poter cambiare il mondo con i sogni. Voi avete vissuto il ‘68, voi avete vissuto le riforme più importanti: lasciate che oggi viviamo anche noi! Esistono traguardi che se perseguiti con tenacia possono divenire realtà. E noi, prima o poi, ve lo dimostreremo.

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venerdì 14 marzo 2008

La conoscenza di sé

Ciao a tutti! Dopo il successo del primo ciclo di incontri dal titolo "Chi comanda chi", parte il secondo corso dal titolo "La comprensione di sé": il tutto inserito nel progetto "Star bene con noi e con gli altri". Avrei bisogno come al solito di una recensione per raccogliere le adesioni.
Visto il tema "particolare" di questi incontri, se riuscite a pubblicare l'informazione più completa possibile (soprattutto obiettivi e contenuti), vi sarei molto grato. A tal proposito vi allego la scheda completa del corso. Grazie come sempre per la collaborazione. Ci sentiamo più avanti. Grazie ancora. Resto come sempre a disposizione per altre info.


Davide Petruzzelli
La Lampada di Aladino


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La Lampada di Aladino e Maria Antonietta Locatipresentano il nuovo ciclo di incontri di approfondimento e conoscenza del sè “LA COMPRENSIONE DI SE".

Obiettivi: riflettere, “sentire” su:
- comprensione di sé, punto di partenza ineludibile per poter in seguitocomprendere gli altri
- componenti dell’essere umano e loro interrelazioni
- concetto di “personalità” e come si costruisce
- concetto di “essenza” e come si riscopre
- comprensione di sé e benessere, comprensione di sé ed amore che si espande.

Contenuti:
- Essenza e personalità: due nozioni differenti
- La formazione della personalità e i meccanismi di difesa
- L’essenza
- Componenti dell’essere umano: corpo, mente, emozioni. Loro funzioni
- La consapevolezza, guida dell’essere umano
- Rilassamento e meditazione.

Il corso è composto da 4 incontri da due ore/cad., il31/3, l' 8/4, il 14/4 e il 21/4, dalle 20.45 alle 22.45. Luogo: salone c/o Palazzina del volontariato di via Oberdan 83 Brugherio.

Organizzato da: La Lampada di Aladino.
Relatore-Formatore: Maria Antonietta Locati
Costo: 100 euro (70,00 euro per chi ha partecipato al corso precedente).
Per iscriversi e info ulteriori: contattare il 339.2249307, oppure 039.5964913 (al mattino), oppure via mail info@lampada-aladino.it.

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martedì 11 marzo 2008

"Nessuno tocchi Caino"

Canzone di Andrea Mirò & Enrico Ruggeri

Io sono l'uomo che non volevi,
sono più di tutto quello che temevi.
Domattina sai che ti porterò
al di là dei tuoi stessi pensieri.

E' tutto pronto perchè non sbaglio,
ho curato fino al minimo dettaglio.
Quando punterai gli occhi dentro ai miei,
io saprò sostenere lo sguardo.

Il mondo non passa da qui
e non mi importa più di me;
troppi giorni chiusa ad aspettare che
si allargasse il cielo e scendesse su di noi
una mano e un gesto di pietà,
una mano e un segno di pietà.

Il corridoio si stringe ancora,
lo dovrai vedere solo per un'ora.
E' il lavoro mio, è la vita mia;
a eseguire il destino s'impara.

Ma non mi scordo del primo uomo;
ho bevuto per non chiedergli perdono.
Non moriva mai, non finiva mai.
Ma ti abitui a tutto, non lo sai?

Il mondo non passa da qui
e il mio pensiero è andato via,
oltre a queste sbarre fino a casa mia.
C'è lo stesso cielo che domani avrà
una firma e un gesto di pietà,
una mano e un segno di pietà.

Tutto è compiuto perfettamente,
oramai qui non si sbaglia quasi niente.
Controllate voi, due minuti e poi
io potrò tornarmene dai miei,
perchè anch'io ho moglie e figli miei.

Il mondo non passa da qui,
ma la mia anima è già via
e dall'alto guarda fino a casa mia.
C'è lo stesso cielo, che domani avrà
una croce e un gesto di pietà.

Io sono qui e la mia anima non è
solo un numero appoggiato su di me:
è una luce bianca andata dove sa,
tra le stelle e un gesto di pietà,
oltre il cielo dove c'è pietà.


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lunedì 25 febbraio 2008

Scuola del Viaggio

(un momento di "Scuola del Viaggio")







Viaggiatori o turisti? Ogni volta che ci prepariamo a partire per una meta qualsiasi dovremmo porci questa domanda, giusto per capire che tipo di esperienza ci aspetta. Proprio per riflettere sul nostro modo di viaggiare è nata nel 2005 la Scuola del Viaggio: una summer school dedicata a ragazzi provenienti dalle Università di Lugano, Pavia e Pisa e ospitata dalla città di Marsala, in provincia di Trapani.
Tra gli studenti che inviano la domanda di iscrizione ne vengono selezionati circa 25. Per una settimana vengono trasportati in una realtà a loro estranea dove seguono laboratori di scrittura e di fotografia, ma non solo: visitano alcuni luoghi del meraviglioso circondario di Marsala (Mozia, Favignana) e incontrano esperti di viaggio, scrittori, giornalisti, attori o insegnanti che li accompagnano di giorno e discutono con loro la sera. La prima parte della settimana è prevalentemente concentrata sulle “lezioni” di gruppo, con il doppio obiettivo di lasciare qualche prezioso consiglio e di liberare la creatività di ciascun ragazzo; successivamente i partecipanti hanno a disposizione un giorno libero per raccogliere materiale su un aspetto del territorio che li interessa e a partire dai frutti della loro ricerca preparano un reportage completo di testo e foto. A scuola conclusa viene raccolto per ogni ragazzo un elaborato tra quelli prodotti durante la settimana e i migliori vengono pubblicati.
Sull’onda del successo delle passate edizioni nel 2007 la Scuola del Viaggio si è fatta in due: oltre al tradizionale appuntamento di Marsala gli organizzatori ne hanno aggiunto uno a Verucchio, in provincia di Rimini, aperto a studenti universitari e dottorandi di varia provenienza.
Alcuni partecipanti della terza edizione marsalese ci hanno raccontato attraverso i loro occhi l’esperienza vissuta.
Cosa pensate di questa summer school?
Alessandra: “Mi ha regalato molte emozioni e la possibilità di fermarmi a riflettere. La consiglierei a tutti”.
Chiara: “In un primo momento mi ha messo in crisi di fronte ai limiti della mia creatività, poi nella seconda fase mi ha divertito e stimolato”.
Vincenzo: “La rifarei sicuramente, potrei dire anche con le stesse persone, sembrava che fossimo già un gruppo da anni”.
Laura: “E’ stata un'esperienza interessante ed unica sotto tanti punti di vista”.
Mara: “Unica e inaspettatamente fantastica. Credo ci sia stato regalato un bel momento di crescita culturale e sociale. Un mix azzeccato tra opportunità di apprendimento e possibilità di stringere ottime amicizie”.
Quale insegnamento in particolare avete portato a casa?
A.: “L'importanza di essere determinati e di andare a fondo nelle cose per ottenere un buon risultato”.
C.: “Esistono molte fasi del processo creativo e spesso, per pigrizia, mi fermo solo alle prime. Devo imparare a sospendere il giudizio e a rimandare le critiche”.
V.: “Che si faccia turismo oppure che si tratti di viaggi per professione, ciò che conta è incontrare il prossimo, essere curiosi, chiedere, farsi raccontare e soprattutto ascoltare”.
L. : “Ho capito qualcosa in più su come si fanno le foto e su come si dovrebbe davvero scrivere un pezzo con un certo senso; a livello personale il fatto di conoscere nuove persone e confrontarsi”.
M.: “Tutti i buoni consigli su fotografia e scrittura”.
Cambiereste qualcosa?
A.: “Punterei sulla scrittura creativa o sul reportage senza mischiare i due aspetti”.
L.: “Penso che non cambierei niente, forse allungherei un po’ i tempi per lavorare meglio e con più calma”.
V.: “Avrei incentrato tutta la settimana sulla preparazione del reportage”.
Qual è il ricordo più bello della settimana?
C.: “Il mio impegno per il reportage e l’orgoglio per il prodotto finale”.
M.: “Il gruppo, ragazzi pieni di vita, di obiettivi, di cuore. Era bello parlare insieme quanto ascoltare ognuno di loro.
V.: “Il clima di leggerezza, di confronto e di creatività che insieme abbiamo sviluppato”.

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domenica 24 febbraio 2008

Into the wild (2007)

Film da “4 stelle”. Stupenda colonna sonora di Eddie Vedder (voce dei Pearl Jam). Bello e dannato il protagonista Emile Hirsch. Regia da Oscar di Sean Penn: sempre più bravo come regista, dopo un'invidiabile carriera da attore. Basato su una storia vera e tratto dal best-seller di Jon Krakauer (edito in Italia da Corbaccio, col titolo Nelle terre estreme). Solo la Bim poteva produrre e distribuire un film come questo, che segue il filone già avviato da: I diari della motocicletta (non a caso il direttore di fotografia Eric Gautier è lo stesso anche per Into the wild) e I segreti di Brokeback Mountain (pellicola che vede come protagonista, oltre a Jake Gyllenhaal, anche Heath Ledger, recentemente scomparso).
Siamo davanti ad un autentico miracolo cinematografico. Nonostante si tratti di un film lento, per qualsiasi giovane – ma non solo – è quasi impossibile non immedesimarsi nei panni del giovane inquieto Christopher McCandless: “sognatore errante solitario” alla ricerca della perla dell'illuminazione, che troverà – suo malgrado – solo quando i dadi saranno ormai tratti. Il protagonista somiglia tanto ad uno dei Vagabondi del Dharma di cui già il padre della beat-generation, Jack Kerouac, ci ha dato notizie. Christopher è figlio di buona famiglia, dall'avvenire certo, ma che decide di tagliare i ponti con il mondo per scoprire il vero se stesso. Le sue avventure iniziano come atto di ribellione nei confronti dei genitori, che oltre a non capirlo lo hanno cresciuto in un ambiente pieno di tensioni. Poi, però, man mano che il cammino prosegue, il suo diventerà sempre più un viaggio alla scoperta dell'autenticità della vita, sulle orme di Thoreau. L'esito scontato della sua spasmodica ricerca sarà l'essere-per-la-morte heideggeriano. Solo nella morte, infatti, lui potrà essere finalmente libero: dalle catene di una società capitalistica-consumistica che lo ha oppresso vita natural durante con false lusinghe. (Come la macchina nuova che volevano regalargli i suoi genitori ma che lui rifiuta preferendole la sua vecchia e scalcinata auto, se non altro più autentica.)
Il mistero di tutti i misteri è che non c'è nessun mistero. Christopher alias Alexander Supertramp se ne accorge quando è ormai troppo tardi. La felicità è tale solo se è condivisa: questa è la consapevolezza finale che lui acquisisce. Non c'è felicità nella solitudine. Il bell'aforisma byroniano che appare all'inizio è la chiave per capire l'intricata psicologia del nostro eroe anti-eroico: egli non ama di meno gli uomini, ma di più la Natura. Lui è un “Che Guevara” alla rovescia. Laddove il rivoluzionario argentino era convinto di trovare Dio negli altri, nei rapporti umani equiparati a rapporti divini – questo è in nuce il pensiero del giovane e sorprendentemente romantico Marx -, Christopher è invece un convinto panteista – dal greco pan che vuol dire tutto. Uno che come il filosofo agrigentino Empedocle non ha esitato a lasciarsi inghiottire dalle fauci spalancate del Vulcano della vita. Per tutta la durata del film, osservando la sua triste figura, si ha come il presentimento dell'imminente sfacelo. È come se lui avesse già in vita un piede nella fossa... La sua tardiva presa di coscienza a nulla gli varrà. Il veleno esistenziale è ormai entrato in circolo e lui non può più farci niente. L'unica cosa che gli rimane da fare, avvelenato da una pianta non commestibile e intrappolato in una roulotte abbandonata nel mezzo del nulla dell'Alaska, è dare un'ultima occhiata al cielo attraversato da nubi vorticose e dove s'intravede appena uno squarcio di azzurro – premonizione, chissà, della Bellezza paradisiaca che sembra occhieggiargli irresistibile.
Il mistero della Vita, che è la Morte, lo ha ormai attorcigliato nelle sue spire. E pensare che la sua occasione d'immortalità lui l'ha avuta. Questa aveva il viso di una dolce e misteriosa sedicenne incontrata quando andò a trovare una coppia di suoi amici neo-hippy in una comune nel deserto. Così è sfumata la sua occasione di fare di due: Uno! Quella che in una delle più belle pagine del Simposio – testo fondativo dell'amore in Occidente – Socrate/Platone chiama nostalgia dell'Uno. Per tutti i “trampolieri” di questo mondo: ricordatevi che l'origine è di chi sa ricondursi ad una meta, e viceversa. Dicasi: l'eterno ritorno dell'originario. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma...

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MSF, Una stagione all'inferno

(foto di Lorenzo Maccotta)











Medici Senza Frontiere ha colpito ancora. Sul banco i risultati di un’inchiesta che scotta, dati che riguardano non un paese chissà quanto distante, ma proprio la nostra Italia. Il 30 gennaio MSF ha presentato Una stagione all’inferno, un rapporto sulle condizioni degli immigrati che lavorano nel settore dell’agricoltura nel Meridione.
Da luglio a novembre dello scorso anno un’equipe mobile composta da un medico, un coordinatore, un’infermiera e un mediatore culturale di lingua araba ha visitato 643 lavoratori immigrati e ha raccolto 600 questionari. Ovviamente il percorso si è snodato per zone campione, nell’ordine: Piana del Sele (Campania), provincia di Latina (Lazio), provincia di Foggia (Puglia), Metaponto (Basilicata), Valle del Belice (Sicilia), Palazzo S. Gervasio (Basilicata), Piana di Gioia Tauro (Calabria).
Un’indagine simile era già stata condotta sempre da MSF nel 2004, lo testimoniano il rapporto I frutti dell’ipocrisia e una mostra fotografica tratta da quell’esperienza. Tre anni in mezzo, nessun cambiamento. Per tutti gli immigrati impiegati nel Sud Italia l’estate passata nei campi o nelle serre rimane una stagione all’inferno, proprio come suggerisce il titolo del nuovo dossier.
Invito tutti a recarsi sul sito www.medicisenzafrontiere.it per scaricare e leggerne le intense pagine: in meno di un’ora sarete calati nella vita senza speranze e senza certezze di queste persone invisibili agli occhi della legge italiana. E a proposito di legge sull’immigrazione, vi accorgerete concretamente di quanta strada ci sia ancora da fare per trovare un giusto equilibrio tra controllo del flusso migratorio e garanzia dei diritti umani.
Le percentuali snocciolate paragrafo dopo paragrafo parlano da sole. Gli intervistati sono per la stragrande maggioranza uomini tra i 20 e i 40 anni, provenienti dall’Africa e dal Sud Est Asiatico: il 72% non ha un permesso di soggiorno regolare; il 90% non ha un contratto di lavoro, molte volte il datore paga in ritardo o non paga proprio e non c’è modo di ribellarsi – i clandestini non possono rivendicare niente!
Le condizioni di vita di questo esercito silenzioso sono spesso e volentieri disperate: la maggioranza vive in strutture abbandonate, sovraffollate, dormendo per terra, in luoghi privi di servizi igienici, di acqua corrente, di luce elettrica e riscaldamento. E se aggiungiamo a questa disastrosa immagine il lavoro massacrante svolto per lo più senza adeguati mezzi di protezione possiamo immaginare la diretta conseguenza: salute precaria, facilmente soggetta a patologie che altrettanto facilmente tendono a diventare croniche. Nel 72% dei soggetti visitati il team di MSF ha individuato almeno un sospetto diagnostico; le malattie più frequenti sono quelle osteomuscolari, dermatologiche, respiratorie. La legge italiana prevede che anche gli stranieri irregolari possano ricevere cure mediche, ma nella realtà dei fatti sono pochi quelli che riescono ad accedere all’assistenza sanitaria di cui avrebbero bisogno; i motivi sono molteplici: molti non sanno dove rivolgersi, il presidio medico è troppo lontano, curarsi significa perdere la possibilità di lavorare e quindi di guadagnare, c’è la paura di essere riconosciuti come irregolari.
Il rapporto è completato dalle foto incisive di Lorenzo Maccotta, da eloquenti grafici riassuntivi e da alcune testimonianze raccolte sul campo. La speranza è che le storie e i volti fermati da questo importante documento raggiungano le autorità competenti: il messaggio è inequivocabile, bisogna fare qualcosa e al più presto.

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La Movida Accessibile

Movida Accessibile nei locali torinesi










Impegno Sociale si occupa costantemente delle difficoltà con cui i disabili devono scontrarsi ogni giorno; siamo sempre lieti di segnalare il lavoro di quanti lottano per garantire loro una vita meno complicata, ma questa volta se possibile siamo ancora più contenti. Solitamente la sfida contro le barriere architettoniche si pone sul piano delle infrastrutture pubbliche, degli uffici, delle strade; e i locali, i ristoranti, le discoteche? I divertimenti serali devono essere possibili anche per i disabili e l’iniziativa di cui vi parlo si muove proprio in questa direzione. A Torino è attualmente disponibile La Movida Accessibile, una guida gratuita e tascabile che segnala una quarantina di locali torinesi a misura di disabile. La realizzazione ha coinvolto a partire da maggio 2007 un gruppo cospicuo di giovani universitari che hanno scandagliato 276 indirizzi deputati al divertimento serale nel capoluogo piemontese e hinterland per capire quali fossero attrezzati nel modo giusto. Il progetto è stato lanciato dai volontari di “Vol on Write You?”, sostenuto da Verba, Uildm, Girogirotondo e prodotto in collaborazione con Redazione Città Aperta di Passepartout – il servizio dedicato alla disabilità motoria dal Comune di Torino.
Ogni pagina della guida è dedicata a un locale diverso e con l’ausilio di una grafica accattivante e chiara vengono indicati gli orari di apertura, eventuali contatti telefonici o web, il parcheggio più vicino, come arrivare con i mezzi pubblici. Segue una descrizione dettagliata e una nota in cui si specifica il grado di accessibilità. Spiace osservare che la maggior parte di birrerie, pub e quant’altro non è completamente attrezzata e soprattutto per quanto riguarda i bagni la situazione è spesso critica, chi non è autonomo deve farsi aiutare o bere di meno! Ma questo non si verifica certo per colpa dei volontari di “Vol on Write You?”…
La Movida Accessibile è stata lanciata da una festa di tutto rispetto: giovedì 31 gennaio la discoteca torinese Hiroshima Mon Amour ha ospitato il party di inaugurazione cui hanno partecipato Marco Borgione, assessore alla Famiglia, alla Salute e alle Politiche Sociali del Comune e Gianluca Pessotto, team manager della Juventus. Proprio quest’ultimo ha premiato i responsabili dell’impostazione grafica della guida, i ragazzi dell’Istituto Professionale Albe Steiner. Durante la serata si sono esibiti i vincitori di SanremoRock 2005, i Vincent: la loro canzone “Amante Elettrica” è diventata l’inno della festa.
Non dobbiamo mai dimenticarci che le persone disabili sono una risorsa, e non un problema da sistemare con uno scivolo in più; sono persone che hanno il diritto di divertirsi e di poter uscire con i loro amici in tutta sicurezza. Il fatto che tanti ragazzi, disabili e non, abbiano risposto alla campagna lanciata dagli organizzatori per partecipare al progetto lascia intendere che il problema è sentito e che c’è comprensione, voglia di fare. Ci auguriamo che questa guida possa diventare un modello di successo per le politiche sociali di altre città italiane.

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